I MIEI FIGLI HANNO FAME…E SPESSO PIANGONO…

Amici, nella immagine-ricordo della mia Ordinazione Sacerdotale avvenuta 38 anni fa e della mia prima Santa Messa avevo scritto: "i piccoli chiesero del pane e non vi era chi lo spezzasse loro" frase biblica e che per vie misteriose della Provvidenza, oggi mi si presenta in tutta la sua tragica realta’! Immagini dalla Tanzania Vivo uno strappo che si aggrava ogni giorno mentre scopro questa mia immensa citta’, sia nella intelligenza e sia al centro del cuore, per l’incapacita’ in cui mi trovo di pensare insieme la sventura degli uomini, la perfezione di Dio ed il rapporto tra i due. La sofferenza e’ lo scandalo che fa gemere ogni uomo da sempre, perche’ la si trova sul cammino della vita. Uno scandalo inevitabile che non sopporta facili soluzioni, letture semplificanti, e non ammette "uscite di sicurezza". La sofferenza, inevitabile e spesso colpevole, ‘e li’, va accolta, vissuta ed interpretata. Forse non ci e’ data altra risposta che si identifica con un metodo, con uno sguardo: guardare il mondo e partire dalla Croce per intravvedere la Luce della Risurrezione. E’ la prospettiva nella quale mi sforzo giornalmente di collocarmi. E che mi sollecita ad approfondire lo sguardo, a renderlo piu’ acuto, come una lama impietosa e veritiera. Sono di scena i miei ragazzi di strada di tre Istituti: 80 nel primo che ho accolto all’inizio di quest’anno; 64 ragazzi nel secondo e 16 nel terzo. Sono 160 ragazzi di strada che intendo sostenere e fare da "padre". Altri 450 hanno bisogno urgente di aiuto. Questi ragazzi hanno famiglia, ma sono tanto poveri da non avere nessuna possibilita’ economica ed i loro problemi sono enormi: polio, piedi torti, o affetti da problemi neurologici, come la paralisi celebrale che si manifestano con difficolta’ motorie, da lievi a gravissime, con difficolta’ di apprendimento e di epilessia. E’ un lavoro duro che richiede molta pazienza e capacita’ di interagire con tanti problemi connessi alle disastrose situazioni familiari. E poi vi e’ a Dodoma, povera capitale di questa poverissima, dimenticata Tanzania, un nuovo orfanatrofio da costruire per bambini orfani e di strada, per il quale Giovanna Moretti, meravigliosa giovane volontaria bergamasca, da anni ormai sta impegnando tutte le sue energie ed il suo tempo, ed ha bisogno del nostro sostegno e del nostro grande aiuto. L’Associazione ONLUS Harambee sostiene, dilata, cerca di coinvolgere piu’ persone possibili attorno a questi Progetti oltre a sviluppare quelli inseriti direttamente nei suoi regolamenti, quali: Adozioni a distanza, Progetto Uomo, Capanna della Multimedialita’. La Provvidenza mi ha messo a fianco famiglie meravigliose nel servizio e nel dono, fisioterapisti e medici senza frontiere, che con me, giornalmente, compiono la loro coraggiosa missione di volontariato. Scrivo con coraggio, determinazione e …rossore. C’e’ un forte imperativo in me che mi obbliga perche’ i miei figli hanno fame di dignita’ , di amore. Sono un missionario-giornalista passionista; mancherei gravemente al mio dovere se non scrivessi; se non comunicassi; se non gridassi quello che giornalmente vivo e vedo. E’ per me "missione" e dovere di coscienza "annunciare", "raccontare", "denunciare" cio’ che sta accadendo in questa Dar, tra l’indifferenza colpevole del mondo. Erano 80 i primi ragazzi di strada che accolsi; ne accennai nel giorno della Festa di Harambee, il 24 giugno scorso, a Castel Rozzone. Poi accolsi un nuovo gruppo di 64 e poi un altro di 16. Tutti orfani e ragazzi di strada! Chiedono il "pane" a gran voce e chiedono "amore"! Mando il loro "grido" e la loro "attesa" anche a voi, e lo faccio nella certezza di non essere solo ad "arrossire" davanti all’ingiustizia, alla fame e ad "intervenire" per placarla. I miei figli hanno fame e spesso piangono, ma voglio, con tutte le poche forze rimastemi, con tutte le persone che sentono con me l’urgenza di questo intervento, operare attivamente e concretamente fare qualcosa. I miei figli crescono ogni giorno; crescono nel numero perche’ stanno diventando tanti ma MAI troppi!!! Certo, non voglio risolvere tutti i problemi dei ragazzi orfani o di strada, o ammalati di aids di Dar; certo non posso mettere a rischio la mia salute gia’ provata, ma certamente voglio fare tutto, tutto quello che posso, donando e consacrando OGNI istante delle giornate, tutte le fatiche, a questi figli che chiedono un affetto che a loro e’ stato violentemente, prepotentemente negato. Un fraterno, gioioso saluto da me e dai miei collaboratori. E’ per me grande gioia e dovere di amicizia ricordarvi ogni mattino nella Messa. P. Fulgenzio Cortesi