Natale: audacia di incarnazione e di segno

Natale 2005: oggi, il mondo ‘globalizzato’, oggi più che mai frontiera a favore dell’uomo che ci riguarda e che non smette di convocarci. Natale: Dio nella nostra storia. L’audacia di Dio che deve farsi audacia di incarnazione e di segno; di profezia e di presenza; di testimonianza e di futuro.

"Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù cristo: da ricco che era si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà" (Paolo apostolo agli abitanti di Corinto).

Ecco il Natale: Dio, colui che tutto possiede e di tutto è Padrone, nasce in una stalla e viene riscaldato dal soffio degli animali. E poi muore per ognuno di noi. Ci piacciono stagioni concilianti, giustizia combinata per regia del cielo e senza che la nostra collaborazione fosse stata necessaria in termini di volontà e fantasia. Ci piacerebbe un avvenuto arredamento della terra, consono ai nostri ottimi sentimenti in favore del meglio fieramente contro il peggio, che è sempre un guastafeste. Sarebbe tutto così bello, dolce, suadente ed indimenticabile se i poveri che oggi non hanno mangiato, bevuto, abitato, avuto pace e requie, amato e gioito, se questi tali poveri fossero cancellati per decreto della provvidenza. E un bel giorno, alla fine, non se ne parlasse più. Questi poveri che corrompono le ore e i giorni delle Nazioni dalle statistiche d’altura. I poveri, anche quando stazionano in un silenzio sepolcrale, alzano lo strepito. Si può non voler sentire lo strepito e prenderlo volutamente per una somma di guaiti. Si può e si fa. Ma c’è sempre un giorno, forse casuale, forse ricercato, forse messo di traverso sulla strada del vivere e del nostro Natale, che il guaito si evidenzia, prende le ali, tono, forza, e diventa protesta, lamentazione biblica. Accusa, voci puntate, concerto di strazi. Ed è il giorno della vita in cui un uomo deve decidere se tapparsi con le mani i timpani o dire a se stesso: mi coinvolgo, mi ricarico, mi batto, passo all’offensiva. Ecco: solo allora sarà Natale! Ma è solo un’utopia disegnata sulla sabbia, o rinsavimento di qualcuno?

Natale 2005: l’alba del nuovo millennio è segnato vistosamente da bilanci mondiali fallimentari; da analisi spaventose circa povertà, aids e terrorismo. Natale: forse è ora di dichiarare illegittima la ricchezza, fonte e sorgente di mali. Bloccata dai veti e dagli interessi incrociati, è fallita anche l’ultima Assemblea Generale delle Nazioni Unite: avrebbe dovuto rappresentare l’inizio della grande riforma; ma alla fine la montagna ha partorito il solito topolino. Così . Come si è dovuto registrare il classico fallimento degli impegni assunti per il nuovo millennio. I dati ci dicono che il divario tra paesi e popoli dell’opulenza a e paesi e popoli della fame continua a crescere e che tutte le ricette messe in atto durante questi ultimi anni e mesi sono fallimentari. Intanto, Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale continuano le loro politiche di morte che scindono l’economia della vita. I programmi di aggiustamento strutturale, lungi dall’inserire i paesi che li hanno adottati nel vasto mercato internazionale, provocano impoverimento della popolazione, la fine di ogni servizio sociale e ulteriori forme di dipendenza.

Forse è il caso di incominciare ad andare un poco più in profondità. Forse è tempo di dire che povertà non significa miseria e che, per combattere la miseria, occorre proporre come strada maestra quella della povertà. Povertà infatti, significa avere il necessario per vivere dignitosamente, senza superfluo. Come visse Dio sulla terra. Povertà significa " Natale di Dio tra noi".

fulgenzio.jpgNatale: tempo di abbandonare la frenesia della crescita a tutto campo, della creazione continua e artificiale di ricchezza e di cominciare a vivere in modo nuovo. Natale: Dio nasce in una stalla e gli animali lo riscaldano e i poveri pastori ne danno il primo annuncio!

 Tra poco inizieranno gli addobbi, le luci, le spese e la corsa agli Iper… ed ai Super… e così anche quest’anno, come sempre, decollerà il Natale cristiano…di noi cristiani… ma quando si rinsavirà… quando si inizierà a capire che il Natale è la festa della gratuità e della povertà… di dio che si fa "dono" e "fratello" e che gli angeli nel cielo cantano pace e giustizia?…

Ecco, noi di Harambee facciamo a tutti voi gli auguri di Buon Natale. Un Natale austero e povero di cose, essenziale, ma ricco di pace, di amore e di gioia.

Padre Fulgenzio